fasciosi plantare

Fasciosi plantare. Come curarla

Cos’è la fasciosi plantare?

Siamo qui oggi per parlare di un problema molto comune, la fasciosi plantare! Per capire cause e possibili trattamenti è necessario un breve accenno all’anatomia.

Il piede è composto da un legamento detto arcuato: esso è costituito da una fascia fibrosa che unisce la zona plantare interna del calcagno con la base delle dita. Quando il legamento si infiamma si parla di fasciosi plantare.

Cosa causa la fasciosi plantare?

Vi sono due tipi di fascite plantare: da trazione o da compressione.

Può essere causata da diversi fattori come allenamenti inadeguati, obesità, piedi piatti o scarpe inadatte. Il piede piatto, il piede troppo arcuato o determinati problemi di postura possono influire negativamente sulla distribuzione del peso quando si sta in piedi e di conseguenza si può andare a stressare la fascia plantare. Il dolore è provocato dai continui microtraumi a carico della fascia plantare che, lentamente, si “sfibra”. Come conseguenza di questa degenerazione vi è la perdita di elasticità del legamento, associata talvolta a un eccessivo accorciamento.

Questa patologia è particolarmente frequente tra gli sportivi, tanto che ne sono affetti una buona percentuale di quelli riferiscono un dolore al tallone.

Quali sono i sintomi della fasciosi plantare?

La fasciosi plantare si manifesta solitamente tra i 40 e i 60 anni ma può presentarsi anche in età giovanile. Il sintomo principale è il dolore al tallone, che delle volte si estende a tutta la pianta del piede.

Il dolore è più acuto al mattino, tende a diminuire dopo aver effettuato i primi movimenti, migliorando dunque durante l’attività.

Come progredisce la fascite plantare?

Con l’aggravarsi della sintomatologia ci sarà di conseguenza un aumento del dolore. Queste linee guida sul dolore al tallone vi aiuteranno a determinare in quale fase vi trovate:

  • Nessun dolore,
  • Malessere che si manifesta dopo l’esercizio fisico,
  • Indolenzimento prima e dopo l’allenamento,
  • Dolore prima, durante e dopo gli esercizi,
  • Sensazione di sofferenza costante, anche se si è a riposo

Il progredire della sintomatologia è paragonabile ai quattro stadi di una tipica lesione da sovraccarico.

Ritardare il trattamento, di conseguenza ritardare la guarigione o ancora subire ulteriori danni, possono provocare la formazione di callo osseo all’interno della fascia plantare stessa. Il callo che si viene a formare si troverà in prossimità del tallone e si parlerà dunque di spina calcaneare, molto più difficili da riabilitare in quanto richiedono decisamente più tempo.

Come si fa la diagnosi della fasciosi plantare?

La diagnosi della fasciosi plantare viene effettuata dal fisioterapista o dal medico sportivo mediante una valutazione clinica dei sintomi attraverso un’anamnesi.

Per verificare la presenza della patologia è necessario fare un test che consiste nell’esercitare una pressione con il pollice sul calcagno mentre il piede è in flessione dorsale. Se la pressione esercitata scatena un forte dolore avremo di certo davanti a noi una fasciosi plantare. Il fisioterapista, dopo aver confermato la diagnosi, svilupperà un trattamento per prevenire che si ripresenti in futuro.

Radiografie e TAC solitamente non sono necessarie, se non ad escludere ulteriori cause di dolore al tallone come la presenza o meno di uno sperone calcaneare.

Fattori di rischio per la fasciosi plantare

Esistono più probabilità che la fasciosi plantare si sviluppi in determinati casi:

  • Sport: ad esempio quando si fa corsa o danza, dove si limita il movimento della caviglia;
  • Obesità: il sovraccarico del peso causa stress alla fascia plantare;
  • Gravidanza: l’aumento di peso può causare infiammazioni;
  • Piedi piatti o cavi: la forma dell’arco del piede determina la capacità di assorbimento degli urti, che possono allungare o deformare la fascia plantare;
  • Età: con l’avanzare degli anni l’arco del piede inizia a non sopportare il peso allo stesso modo;
  • Artrite: alcuni tipi di artrite possono causare delle infiammazioni;
  • Diabete: i medici non sanno spiegarsi il motivo, ma la fascite plantare si verifica spesso nelle persone col diabete.

Trattamento 

Il 90% delle persone che soffrono di fasciosi plantare migliorano entro due mesi dall’inizio del trattamento, essendo tale patologia reversibile nella gran parte dei casi. Nel caso in cui il dolore dovesse protrarsi dopo mesi di trattamento, la scelta più comune attuata dai medici sarebbe quella di una infiltrazione di cortisone. L’utilizzo di farmaci antinfiammatori darà sicuramente effetti immediati sul dolore; tuttavia, non saranno in grado di rimuovere la causa che ha portato l’insorgenza della vostro fastidioso problema!

Qual è la migliore terapia per la fasciosi plantare?

Dopo esservi recati dal vostro fisioterapista di fiducia, e avendo ottenuto una diagnosi, lui stesso vi fornirà un programma riabilitativo. A seconda delle vostre esigenze, potrete essere trattati ad esempio con tecniche di terapia manuale per sciogliere le articolazioni troppo rigide. Un’altra opzione potrebbe essere il massaggio, che aiuta a migliorare la flessibilità dei muscoli del piede! Tecar, Laser e altri elettromedicali in questi casi sono validi strumenti per ridurre velocemente il dolore. Ovviamente il trattamento varia da persona a persona. Di fronte a questa problematica, è necessario ci si rechi da un professionista, in grado di porre una corretta diagnosi e applicare un giusto piano di trattamento per la vostra fasciosi plantare.

Un’ulteriore valida alternativa al trattamento fisioterapico potrebbe essere quello di applicare delle ortesi, e in questo caso sarà il podologo a consigliarvi. Gli esercizi attivi di stabilizzazione del piede sono molto utili nel trattamento e ampiamente utilizzati durante la fisioterapia, inoltre sono un’ottima soluzione che potrà portare benefici a lungo.

Anni di studi hanno portato a delineare 8 punti chiave per eseguire una corretta riabilitazione della fasciosi plantare e questi sono:

  • Protezione dalle lesioni personali precoci: somministrazione di farmaci antidolorifici e antiinfiammatori,
  • Ripristinare un corretto movimento,
  • Ristabilire il controllo del muscolo dell’arco plantare,
  • Riattivare il normale controllo dei muscoli delle gambe,
  • Reintegrare la normale biomeccanica del piede,
  • Migliorare il gesto sportivo,
  • Ritornare a praticare sport o a lavorare,
  • Analizzare le calzature

Riabilitazione della spina calcaneare

Appare molto simile al trattamento della fasciosi plantare. In questo caso, come detto in precedenza, sarà proprio il vostro fisioterapista a proporvi un corretto iter terapeutico. L’obiettivo sarà correggere la biomeccanica del piede, rinforzare i muscoli come tibiale, peroneo e polpacci.

Anche per gli speroni ossei si possono applicare ortesi, sempre sotto controllo di un podologo. Un esempio di ortesi potrebbe essere l’applicazione di stecche notturne a fascia plantare, che possono portare un sollievo dal dolore a breve termine allungando la fascia plantare in maniera passiva. Ovviamente questo metodo non è esente da complicazioni o future ripercussioni, motivo per il quale non sentiamo di raccomandarlo nella gran parte dei casi.

Aspetto da non sottovalutare è sicuramente la gestione del carico e la perdita di peso che possono avere entrambi un’influenza importante sull’insorgenza della fasciosi plantare e degli speroni del tallone.

Come dicevamo in precedenza la riabilitazione si rifà a questi 8 punti:

Fase 1 – Protezione dalle lesioni personali precoci: somministrazione di farmaci antidolorifici e antinfiammatori

Come per quasi tutte le lesioni dei tessuti molli il trattamento inziale si baserà su tre aspetti fondamentali che sono riposo, ghiaccio e protezione. Sarà sicuramente normale avere difficoltà nel camminare senza dolore, motivo per il quale il nostro primo obiettivo sarà quello di mettere a riposo il piede evitando appunto che si presenti il dolore. Al riposo si combinerà l’applicazione di ghiaccio, metodo semplice ma efficace per ridurre il dolore e il gonfiore. Il ghiaccio deve essere applicato nella fase iniziale per un massimo di 10-20 minuti, a distanza di 2 o 4 ore. In questa fase potranno essere usati anche farmaci antinfiammatori o se lo si desidera sostanze naturali, come ad esempio l’arnica, per ridurre sia il dolore che il gonfiore. Potrebbe ritornare utile in questa fase, per tutelare, sostenere e proteggere la fascia plantare, applicare un tutore. Ovviamente sarà il fisioterapista a consigliarvi e aiutarvi nella scelta delle migliori strategie per risolvere il vostro fastidioso problema, aggiungendo magari a quello appena elencato mobilizzazioni, massaggi, elettroterapia, agopuntura.

Fase 2 – Ripristinare un corretto movimento

Presupposto alla guarigione della fasciosi plantare abbiamo il riposo, e di conseguenza l’immobilizzazione. Infatti per avere una guarigione ottimale dei tessuti ci vuole un tempo che varia da alcune settimane ad alcuni mesi. In questa fase si andrà a creare un tessuto cicatriziale che servirà a riparare il danno subito in precedenza e risulterà di notevole importanza rimodellare in modo ottimale il tessuto cicatriziale neoformato per evitare che la cicatrice mal formata possa portare successivamente ad ulteriori danni. Sarà dunque importante allungare il tessuto cicatriziale attraverso massaggi, stretching o leggeri esercizi attivi. In questa fase sarà premura del vostro fisioterapista osservare quelle che devono essere le strutture da trattare per prevenire recidive future.

Fase 3 – Ristabilire il controllo del muscolo dell’arco plantare

A controllare i movimenti dell’arco plantare abbiamo diversi importanti muscoli, che in alcuni casi possono essere deboli o poco resistenti. Questo sarà oggetto della vostra riabilitazione, sarà dunque compito del vostro fisioterapista proporvi esercizi per correggere la dinamica del vostro piede come ad esempio gli esercizi di stabilizzazione del piede.

Fase 4 – Riattivare il normale controllo dei muscoli delle gambe

La normale funzione dell’arco plantare è regolata da un gran numero di muscoli e non solo situati nella zona in questione. I muscoli della coscia, dell’anca o del polpaccio saranno interessati in questo caso e anche qui sarà il vostro fisioterapista a valutare la vostra funzione muscolare applicando se necessario esercizi per ricostituire un corretto funzionamento dei muscoli deficitari.

Fase 5 – Reintegrare la normale biomeccanica del piede

Come abbiamo visto in precedenza il principale responsabile della comparsa della fasciosi plantare è la biomeccanica del piede. Per questo motivo, l’applicazione di un’ortesi, che sia essa rigida o morbida, può risultare efficace.

Fase 6 – Migliorare il gesto sportivo

Una causa di insorgenza della fascite plantare potrebbe essere lo sport, magari attività ripetitive che mettono a dura prova la fascia plantare. Nell’eventualità sia questa la causa dell’insorgenza di tale disturbo sarà compito del fisioterapista correggere e giudicare il gesto sportivo al fine di evitare che si ripresenti la fascite. Velocità, equilibrio e propriocezione sono componenti fondamentali sul quale si lavorerà per migliorare il gesto sportivo.

Fase 7 – Ritornare a praticare sport o a lavorare

La riabilitazione ed il programma proposto dal fisioterapista saranno sicuramente in accordo con le tempistiche e le vostre esigenze per permettervi di guarire e tornare alla normale vita di tutti i giorni, tornando a lavoro o a compiere sport.

Fase 8 – Analizzare le calzature

Spesso le calzature, talvolta mal progettate, possono portare all’insorgenza di lesioni. In questo caso è fondamentale richiedere la consulenza professionale di uno specialista.

Spero di esserti stato utile! Come sempre, ci vediamo al prossimo articolo oppure nel mio studio di fisioterapia a Roma Eur Marconi, ciao!

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