schemi motori di base

Schemi motori di base e movimenti naturali primitivi, cosa sono?

Schemi motori di base e movimenti naturali primitivi

Per comprendere l’importanza del nostro corpo e delle sue mille sfaccettature bisogna puntare l’attenzione su un aspetto decisivo. Vale a dire gli schemi motori di base e i movimenti naturali primitivi. Quali sono le differenze? E le basi essenziali di questi elementi?

Schemi motori di base, cosa sapere

I primi – gli schemi motori – sono i mattoncini su cui si erge l’edificio della capacità motoria, delle strutture che individuano i denominatori comuni di ogni movimento più complesso

I movimenti naturali caratterizzano le prime forme motorie emergenti prima che il piccolo si mostri abile di restare in piedi da solo, i primi piani costruiti sulle fondamenta degli schemi.

La possibilità per un bambino di acquisire e rafforzare, attraverso la resistenza delle capacità motorie, a livello di memoria corporale, ha l’effetto di apprendere quegli schemi dalla funzione e applicabilità generale, attraverso specifici vincoli. Alla base troviamo perciò la resistenza. In che modo questa interviene nell’apprendimento? Scopriamolo insieme.

La resistenza è assistenza nei movimenti naturali

Stiamo facendo un trasloco. Al centro del salone della casa che stiamo svuotando notiamo un libro che abbiamo dimenticato di mettere nell’apposito scatolone. Ci avviciniamo, ci chiniamo per raccoglierlo. Ma come? Ci sarebbero centinaia di diversi movimenti da fare.

Ora, invece, aggiungiamo peso all’oggetto: dal libro, passiamo allo scatolone contenente tutti i libri dell’appartamento che sgomberiamo. Ciò che notiamo è che cominciando ad aggiungere peso la gamma di opzioni si restringe, finché alla fine non saremo obbligati a usare un modello di squat molto basico. Il modello in questione, per la sua universalità, non appare affatto diverso da quello di un bambino che prende in mano un giocattolo pesante.

Molti sportivi e allenatori hanno riconosciuto come il miglioramento fisico avvenga attraverso l’acquisizione di resistenza a pesi molto elevati. Diminuisce la gamma di movimenti possibili, ricorrendo a quelli più basici e funzionali, rafforzati dall’acquisizione di resistenza.

Lo squat naturale, un caso concreto

Prendiamo lo squat, ad esempio: il posizionamento del peso di fronte al proprio corpo è un vincolo che limita movimenti indesiderati – che invece si presenterebbero più facilmente senza carico. La resistenza, in breve, è una forma di assistenza anche piuttosto naturale, ritornando all’immagine del bambino che fa uno squat per sollevare un giocattolo pesante!

Insomma, acquisire confidenza e consapevolezza di schemi motori strutturali è più facile attraverso i vincoli che l’utilizzo di pesi e oggetti che implicano resistenza impongono.

Altri vincoli implicanti resistenza possono ad esempio derivare dalla velocità oltre che dalla forza. Pensiamo a uno schema basico come quello dell’andatura messa in atto camminando: al movimento a incrocio già esaminato nel secondo articolo di questa triade potremmo contrapporre un movimento omolaterale – vale a dire muovendo in sincronia gamba destra e braccio destro. Tuttavia, aumentando la velocità questo schema andrebbe impedendo il movimento, obbligandoci a tornare allo schema classico che si rinforza.

Cosa vuol dire questo per l’uomo?

In ambienti motori limitanti, la resistenza affina gli schemi strutturali. Praticare le posizioni di sviluppo è un modo per creare benefici a livello di movimento, fondandosi su configurazioni che implicano minore stress del corpo – non potenziando velocità o forza.

Viceversa, movimenti naturali fondati su squat, stacchi, sprint, salti, aumentano gli schemi basici analizzati nel primo articolo, fondandosi però su uno stress maggiore per il corpo. Ecco perché c’è bisogno di formazione e istruzione sul tema dei movimenti basici.

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