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Risonanza magnetica e mal di schiena, quando e come farla

Ho mal di schiena, la risonanza magnetica è utile?

La risonanza magnetica e il mal di schiena sono due elementi sempre collegati? Non sempre, anche se probabilmente questo è l’esame diagnostico più utilizzato dai medici. 

Quando il dolore lombare o al collo non passa, anche dopo essere rimasti a riposo e assunto medicinali per qualche giorno, la tendenza è quella di voler indagare in maniera approfondita per vedere dove si trova il problema e qual è la fonte del dolore.

Questa aspettativa di trovare qualcosa di rotto o lesionato è quasi sempre soddisfatta ed ecco dunque che il gioco è fatto: abbiamo una diagnosi per risolvere il mal di schiena. 

Quello che viene fuori da una risonanza magnetica però corrisponde alla causa del dolore? Le informazioni che questa ci fornisce sono utili e sufficienti per giungere a una diagnosi?

La risonanza magnetica può portarti fuori strada

A 20 anni ho sofferto di dolore alla schiena. La risonanza magnetica evidenziò che c’era qualcosa che non andava: ernia del disco e 2 protrusioni lombari. Era l’inizio di un incubo. 

Tutti gli specialisti – ortopedici, neurochirurghi, fisioterapisti, osteopati, chiropratici e massaggiatori – si concentrarono più sul referto della risonanza piuttosto che ad ascoltarmi.

Pensavano che la causa del mio mal di schiena fossero l’ernia e le 2 protrusioni. Purtroppo tutti si sbagliavano e io mi ritrovai per anni a spendere una montagna di soldi inutilmente.

Come fare la vera diagnosi 

Il professionista che diede meno peso al referto e alla risonanza magnetica fu l’unico in grado di aiutarmi. E in pochissime sedute mi aiutò a risolvere il mal di schiena. 

A differenza di tutti quelli che lo avevano preceduto, questo professionista mi fece più domande per capire la vera origine della sofferenza che mi portavo dietro ormai da 10 anni!

Mi capitano pazienti che mi chiedono se sia necessario, prima di venirmi a fare visita, sottoporsi a una risonanza magnetica per vedere se c’è qualcosa che non va con la schiena. 

La mia risposta: la diagnosi viene effettuata con una dettagliata raccolta di informazioni riguardo la storia clinica del paziente ed un’accurata valutazione sia posturale che funzionale. Risonanza magnetica e mal di schiena sono solo uno degli aspetti.

Quando fare la risonanza magnetica per la schiena 

Le immagini diagnostiche sono di supporto alla valutazione e al trattamento osteopatico, ma non servono a fare diagnosi (salvo in alcuni casi specifici). L’utilità è quella di escludere la presenza di alterazioni che potrebbero sconsigliare l’utilizzo di alcune tecniche. Non servono però a dare indicazioni riguardo la struttura che sta causando il dolore. Molti mi rispondono: 

“Ma che male c’è se vado a vedere cosa sta accadendo nella mia schiena?”

Si corre il rischio di finire per focalizzarsi più sul risultato della risonanza magnetica che sulla condizione reale del paziente. Le evidenze sul rapporto tra un ipotetico danno strutturale evidenziato da una risonanza e il dolore di cui si lamenta il paziente sono molto basse.

Finalmente sempre più professionisti in ambito medico cominciano a riconoscere, sulla base delle ultime evidenze scientifiche, che esami diagnostici, quali prime fra tutte le risonanze magnetiche, sono spesso sopra utilizzate. Oltre a non fornire informazioni utili spesso possono indurre in errore influenzando in maniera negativa la valutazione del medico.

Non ha importanza dove si fa una risonanza magnetica. Nella maggioranza dei casi si trova qualche alterazione strutturale anche in regioni del corpo che sono libere dal dolore.

Risonanza magnetica alla schiena

In uno studio sono state fatte risonanze magnetiche su soggetti che non soffrivano di mal di schiena. Il 52% di questi avevano almeno una protrusione, altri presentavano alterazioni strutturali come artrosi e spondilolistesi per le quali spesso si raccomanda l’intervento chirurgico.

“Il ritrovamento attraverso una risonanza magnetica di ernie o protrusioni, in persone con mal di schiena, molto frequentemente è del tutto una coincidenza”.

In uno studio simile i risultati della risonanza magnetica su individui che non avevano mai sofferto di mal di schiena ha rivelato che un terzo aveva alterazioni morfologiche alla colonna vertebrale e che il 20% con età inferiore ai 60 anni aveva almeno un’ernia del disco.

Risonanza magnetica alle spalle

In questo studio i ricercatori hanno trovato che il 23% delle persone esaminate e che non avevano alcun dolore a livello della spalla, aveva in realtà la rottura della cuffia dei rotatori. Gli stessi ricercatori sulla base di questi risultati hanno concluso che: 

“Le lesioni della cuffia dei rotatori in larga percentuale possono essere considerate normali degenerazioni da attrito e non necessariamente la causa del dolore e di alterazioni funzionali”.

Il risultato della risonanza magnetica può essere ingannevole

I dottori dovrebbero essere a conoscenza di tutto questo? In teoria sì, ma nella pratica clinica sembra che si finisca per attribuire troppa importanza alle alterazioni che sono scritte nei referti delle risonanze magnetiche (forse per l’estrema comodità, forse per pigrizia…).

Ci sono diversi articoli, tipo quello del New York Times, che affrontano questo tema quello delle dinamiche associate all’uso delle risonanze magnetiche in ambito clinico:

“Un paziente viene perché ha dolore, la risonanza magnetica evidenzia qualcosa che non va e automaticamente si dà per scontato che sia proprio quel qualcosa che non va a causare dolore senza però avere idea della prevalenza di queste anormalità nella popolazione.”

Alcune ricerche hanno dimostrato che l’utilizzo precoce della risonanza magnetica per il mal di schiena può contribuire al peggioramento della condizione di salute. In uno studio è stato visto come le risonanze magnetiche fossero associate a elevata percentuale di disabilità.

Ma come può accadere tutto questo?

Una possibilità concreta: una errata interpretazione del risultato di una risonanza magnetica può spingere all’utilizzo di trattamenti non necessari come gli interventi chirurgici!

Un’altra spiegazione: i risultati della risonanza magnetica possono agire come nocebo (l’opposto del placebo). Creando ansia e paura che peggiorano il dolore e la disabilità.

Il problema sta nel fatto che il voler per forza trovare una dinamica che stia causando il dolore può realmente spaventare il paziente e creare ansia per la sua condizione. Che a sua volta potrebbe far aumentare il dolore percepito e la conseguente disabilità.

Ho molti miei pazienti ai quali è stato raccontato di avere una scoliosi, che la cartilagine del ginocchio gli si è consumata oppure che la loro colonna somiglia a quella di un ottantenne. 

Eppure non una di queste affermazioni trova un riscontro oggettivo per spiegare l’insorgere del dolore; l’unico effetto che ottengono è quella di modificare l’immagine che il paziente ha di se stesso e farlo sentire malato. Questo è quello che viene definito effetto nocebo!

Risonanza magnetica e mal di schiena

Le risonanze magnetiche sono indispensabili esami diagnostici che possono aiutare a ottenere ottimi risultati terapeutici. Però sembra che negli ultimi anni se ne stia abusando. 

Sarebbe il caso che si ritornasse ad ascoltare il paziente, a porre le domande giuste per cercare di capire la causa del problema. Fare affidamento solo a quello che ci dice una risonanza magnetica non è la strada per individuare la causa del problema.

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